IneditiPoesie

Sono una nave libica

By 5 Luglio 2020 No Comments

1)

 

Sono una nave libica migrante

in rotta,

la sembro e vedo mentre mi parlano

qui dentro il tram serale,

code di cavallo rinverdite da mèches

e mi scuotono, davanti

ai gesti che parlano nel tram;

e i tram corrono circolarmente

su circonvallazioni eterne

di periferia.

Ero una vita in tram, ero una donna

in treno, e troppe vite

insanamente, e chi spezzate chi incapaci

a parlarsi, sordo mute.

 

 

Ero una nave libica sferzata,

ogni giorno e ogni notte a viaggiare

rifuggendo – e poi morire.

fiato di molle rabbia, ragionate storture

dei frutti del controllo sulle vite

trattate,

e poi vendute come la mia, migrante.

 

 

 

 

2)

Ora vedo

di già rinchiudersi la voce sulle mie mani piene,

piccole foci di scrittura protese

su  le silenziose.

 

per una vita di periferico abbandono,

io tradotta – di melma e nulla

sgranata forma del mio nulla,

e della cenere di ognuna che non guarisce,

le stelline della sconfitta e della fame,

chiuse in bocca

come negli scafisti la moneta

derubata la notte prima ai morituri,

 

si chiude il rapido segreto.

 

 

3)

Sembro una nave già affondata,

da anni senza più pensiero senza

sue parole, senza il suo cuore fluido

e accattivato, nero

incattivito senza un piano bar,

una musica un silenzio dove

nelle formate storie riprodurre il senso

 

suono della vita.