E’ forse questo il tremito, in occhi sconosciuti
i miei, già conosciuti,
è forse vero il verso che dice il tocco
i salti della voce. Lei è cresciuta
non parla la t u a voce –
presa per mano ti guardava tornare,
e poi andare,
mi seguitava il corpo, ne assecondavo
il suo respiro, due sono una
ora è uno e uno. Ora
i suoi occhi luccicano con una margherita
appesa al lobo ma di luce propria
senza infingimenti e lei là, un gran andare
per una corsa sua segreta,
tra fili d’erba e treni, caramente
d’oro il suo sorriso.

Era figlia già quando nessuno conosceva,
era lombrico molle piccolo
nella tua mano, e silenziosa.
Ora che scappa e ride con le amiche
piano poi copia parole da poeta,
da una canzone, come un’orsa agile leggera;
dicono non ti somigli, e invece
piano, lei scrive in versi la sua notte,
si trucca gli occhi, ride. Si seduce.

L’immagine che guarda fissa è la sua vita
non lo sai se è aperta
o chiusa al tuo orizzonte ma
decisa, scende dalla sua strada
in una s u a radura…
Ogni mattina
chiude piano le porte.

Essa è più felice di te che, di fortuna,
la vedesti nascere alla vita
lei tace ride, si compiace, aspetta
i tempi delle sue radure. ( L’amore
la seduce), il corpo dondola ma esplode
nell’ansia di una primavera forte,
piena di odori . E lei profuma,
dice alle amiche, tagga sul video
una sua luce.

Poi si gira e ti scopre alle sua spalle,
ne urla, ride;
non sa come tenere esorcizzato quel dèmone
che è un’Altra donna, una che in piedi
crede specchiarsi
nelle sue gambe nude. Non capirà.

Lei è più libera più umana, non conosce
guerre, né latitudini del nero,
il novecento appena lo ha leccato ma dopo,
quando venne valicato nel suo tam tam,
sinuosa, nel digitale totem si è raccolta.

Dorme o ticchetta i suoi messaggi. pensa
nella luce e intanto,
in semicerchio si accavalla ai corpi delle amiche
in cerchi di fumo e di parole
vola via leggera, si traduce.
Tu ti distacchi e sposti, la guardi scivoli via
piano per non ferirla
ti mostri neutra amica, taci, ma lo diresti
quanto sangue e voce ci è voluta per tagliare
quel cuore intero in una luce sua,
che ti divora. scompare
se c’è un emblema vostro, lei lo saprà
capire, lei non ha paura.

Tu, una chiave di notte
nel suono delle sue parole ti ha acceso
il video della mente e poi,
non turba più –
per quella mano speculum sul cuore
ti senti piccola e sperduta,
la sua nascita va verso la tua morte.
Ma lei serena guarda e stacca,
non capisce.

Uscendo piano dalle porte,
credevi non udire quel pianto secco
che ti prese nel salutare quando
tua madre nell’abbandonarti ancora,
una seconda volta se ne usciva,
zitta e solenne, verso il suo bell’ade,
fasciata in oro andare nella vita.
Ma Lei sarah, nata dal riso – domina
nella silhouette radiosa, circonfusa.